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La cicatrice, una ferita che comunica.

Cicatrice, ferita che comunica.

Quando sto davanti a te alla fine del giorno, tu dovresti vedere le mie cicatrici e sapere che io ho avuto le mie ferite e anche le mie guarigioni.”

Così’, Rabindranath Tagore, poeta e filosofo indiano, affermava.

Questo aforisma rispecchia, a mio parere, il nucleo profondo del concetto di cicatrice. E, in ambito terapeutico, abbiamo il dovere di approfondire gli aspetti più profondi della salute e della salutogenesi, i quali comprendono i reciproci e indissolubili legami con le sfere mente e corpo.

Ma cosa è la cicatrice? Dal lat. cicatrix –icis (1) essa è il segno, la traccia di una lacerazione, una ferita. E’ la memoria dell’interruzione della continuità dell’integrità tissutale che, successivamente però, è andata incontro a processi fisiologici riparativi. Il sistema crea, quindi, un tessuto riparativo.

La lesione stimola il sistema immunitario e circolatorio al fine di intervenire prontamente, per riparare il sito dove è presente la soluzione di continuità del tessuto. Il tessuto lesionato registra, quindi, uno stato infiammatorio gestito e modulato sia al livello locale che sistemico.

Tale processo conduce alla guarigione della ferita ed esprime la massima capacità dell’organismo, di riparare un tessuto. La rigenerazione tissutale avviene per sintesi di nuove cellule dello stesso tipo; oppure può avvenire per sostituzione con tessuto connettivo (fibrosi). Nel primo caso l’esito cicatriziale non è rilevante, nel secondo può crearsi una cicatrice permanente.

La Posturologia, come scienza olistica, insieme alla medicina osteopatica, valutano il ruolo della cicatrice, come elemento “perturbante” il sistema neuro-fisiologico, studiandone gli effetti che esse producono al livello del sistema tonico posturale.

Le cicatrici, infatti, possono rappresentare un ostacolo diagnostico e/o terapeutico, cioè un ostacolo in grado di mantenere lo stato disfunzionale del corpo.

Ma qual è il reale motivo per cui esse possono influenzare il sistema?

Semplicemente perché la cute o tegumento rappresenta un vero e proprio organo di senso (il più esteso) grazie alla presenza di numerosi recettori (propriocettori ed esterocettori ), attraverso i quali riceviamo le informazioni che arrivano dall’esterno e che ci permettono di metterci in relazione con l’ambiente e, con noi stessi, attraverso una sofisticata elaborazione tra input e output informazionali, gestite dal sistema nervoso centrale. La cicatrice, quindi, può dare origine a un vero e proprio “corto circuito nervoso”, in grado di disturbare i sistemi di trasmissione delle informazioni nell’organismo, tramite uno squilibrio del recettore cutaneo, quando risulta essere “tossica”(2), come la definisce Paul Nogier (1981).  Al contrario(3), una cicatrice “fisiologica”, rimargina il tessuto, crea stabilità e si fonde esteticamente al tessuto circostante, permettendo alle strutture di recuperare la funzione precedente all’evento lesivo.

Dopo una lezione o un intervento chirurgico, la guarigione della parte lesa, non è necessariamente associata a un ripristino totale dell’integrità funzionale del tessuto, inteso come la sua capacità di “comunicare in maniera efficace con il sistema”.

E’ opportuno ricordare, a tal proposito, che la salute del sistema viene preservata se la  comunicazione intercellulare e intersistemica è efficace. Altrimenti si prepara un campo fertile alla disfunzione e, in seguito, alla malattia. Un tessuto riparato, che ha completato il suo processo di guarigione, può rappresentare un elemento disfunzionale se, per esempio, viene a crearsi un’aderenza, la quale compromette la fisiologica mobilità tissutale e la sua relazione con le strutture continue e/o contigue. Per esempio, in seguito a laparotomia(4), quasi il 95% dei pazienti sviluppa aderenze. Soprattutto le cicatrici post-chirurgiche addominali (immagine 1), infatti, possono provocare e alimentare disturbi alimentari, sistemici, viscerali poiché viene a essere coinvolto il sistema neurovegetativo e la fascia, definita all’International Fascia Research Congress (Schleip et al. 2012b) come “tessuti collagenici fibrosi che sono parte di un ampio sistema di trasmissione di forza tensionale”(5).

Immagine 1 – aderenza originata a seguito di tagli cesareo.

(da https://www.scarwork.it/le-cicatrici-nascoste-aderenze-addominali/)

L’aderenza cicatriziale crea uno stato di tensione fasciale che dà origine a una risposta adattiva generica, aspecifica locale e globale. Questa risposta può creare, in tal senso, disfunzioni corporee a carico del sistema muscolo-scheletrico, viscerale, neurovegetativo e posturale. L’interesse della cicatrice non è esclusivamente tissutale.

La cicatrice può essere intesa come una forma di memoria dei tessuti rispetto a un trauma emotivo e a un evento doloroso: uno stato di disagio interiore irrisolto e di tensione emotiva legata all’evento che ha provocato la cicatrice (intervento chirurgico, trauma, incidente). Infatti, la pelle,  rappresenta il confine, una barriera protettiva tra “ciò che è il nostro microambiente e ciò che si trova all’esterno”. Essa possiede un elevato aspetto psico-emozionale e psico-biologico: essa è limite tra “ciò che siamo e ciò che permettiamo”: è superficie attraverso e sulla quale si estrinseca l’aspetto neurofisiologico dell’evento emotigeno e dell’espressione emozionale: rossore, pallore, sensazioni parestesiche (formicolii), prurito e varie problematiche patologiche cutanee.

Attraverso la pelle, siamo in grado di metterci in relazione con l’ambiente esterno e, soprattutto, di ricevere. Ricevere cosa? Contatto, permettere il contatto in base all’esperienza emozionale, esperita durante l’accrescimento. Non a caso la pelle origine dal foglietto embrionale ectodermico, dal quale origina anche il 1° nervo cranico (olfattivo), che ci permette di metterci in relazione con l’ambiente esterno, grazie al senso dell’olfatto.

Esso è, infatti, il primo senso che utilizziamo appena nati, per riconoscere e interagire con le figure di accudimento. Ne deduciamo, quindi, che entrambe le strutture, annesse al sistema sensoriale, ci permettono di “entrare in relazione”.

Attraverso quali meccanismi, quindi, la cicatrice influenza il sistema?

La cicatrice può disturbare quello stato di equilibrio dinamico dell’organismo, l’omeostasi. La perdita della “mobilità” locale del tessuto, quale parte di un sistema “tensigreto”, cioè un sistema in cui la modifica della tensione in un punto, si ripercuote su tutto il sistema, creando, così, influenze su vari livelli:

  • sul sistema posturale, per l’effetto sulle catene mio-fasciali e sul sistema tonico-posturale: attraverso lo stiramento dei recettori cutanei essa dà origine ad adattamenti e/o compensi di tali sistemi. Una cicatrice retratta, ipertrofica, cheloide (immagine 2 – rappresentano il risultato di un’eccessiva crescita di tessuto di granulazione, prodotto sul sito di una ferita. Il tessuto di granulazione, copiosamente vascolarizzato, è formato da fibroblasti, miofibroblasti, cellule infiammatorie e da ECM (matrice extracellulare);

Figura 2 – paziente con cicatrice post intervento di protesi ginocchio dx – formazione di cheloide.

  • sul sistema fasciale, per via della fibrosi locale e delle ripercussioni sul “network fasciale”;
  • sul sistema viscerale: con ripercussioni sulla mobilità e funzione del viscere che si trova in relazione con la cicatrice;
  • sul sistema linfatico: la cicatrice, soprattutto se situata nei pressi di stazioni linfatiche, può alterare il circolo linfatico sistemico;
  • sul sistema endocrino-metabolico, per influenza sulle secrezioni delle catecolamine e sul sistema neurovegetativo: secondo Irvin Korr(5) la cicatrice rappresenta un campo irritativo periferico che mantiene un circuito riverberante ortosimpatico. La cicatrice, inoltre, dando origine a potenziali informazioni non fisiologiche, può influenzare il sistema emozionale(6), modificando la funzionalità di talamo e ipotalamo (strutture annesse al sistema limbico sottocorticale), attraverso il collegamento tra cute, sistema nervoso e sistema emozionale: la cicatrice potrebbe, quindi, alterare il nostro stato emozionale, attraverso tali meccanismi disfunzionali;
  • sul sistema energetico: la cicatrice crea un ostacolo alla circolazione energetica;
  • sulla psiche: a che evento è correlata quella ferita e, soprattutto, quell’evento ha creato un trauma? In conseguenza di ciò, la cicatrice assume una valenza psicologica importante e, spesso, darà origine a comportamenti, da parte del soggetto, quali “ignorare”, escludere, quella parte del corpo al fine di “seppellire” l’evento, che come ci insegna la psicologia, è il meccanismo alla base degli eventi traumatici: sopravvivere e mantenere un equilibrio;
  • sulla postura: essa può rappresentare un elemento, come già anticipato in precedenza, che perturba il funzionamento del sistema tonico posturale (STP) e, di conseguenza, la gestione dei meccanismi posturali del soggetto. Si creano, così, delle risposte al livello delle catene mio-fasciali che hanno lo scopo fisiologico di mantenere in essere una delle tre leggi essenziali alla sopravvivenza: l’equilibrio.

Il corpo, cioè, si adatta e la postura del soggetto si modifica per creare una minor “tensione” al livello del “locus di resistenza”: ciò significa che tale ipomobilità (ridotto movimento tissutale) e la conseguente diminuzione di una funzione al livello locale, rappresentano l’adattamento, “il prezzo da pagare” affinché il sistema possa mantenere la sua omeostasi. Se la risorsa del sistema è alta, l’armonia e funzionalità vengono mantenute, altrimenti la risposta può dare origine a una “disfunzione”, che leggiamo come un’alterazione posturale, tissutale, biomeccanica, energetica e, non per ultimo, psicologica che è legata all’evento traumatizzante.

In conclusione, in campo osteopatico e fisioterapico, il trattamento delle cicatrici “tossiche” e delle aderenze cicatriziali rappresenta un elemento terapeutico di primaria importanza allo scopo di prevenire le numerose potenziali ripercussionisull’organismo che, come riportato fin ora, non sono limitate solamente alla pelle e a tutte le strutture che con essa entrano in relazione ma, soprattutto, ala sfera emozionale del soggetto.

Bibliografia

1 – https://www.treccani.it/vocabolario;

2 – Prof. Fabio Scoppa – Prof. Giuseppe amabile – Cicatrici patologiche e squilibri posturali (pathological scars and postural disorders) – Resonances Européennes du Rachis;

3 –  Leon Chaitow – La fascia – Clinica e terapia manuale – Edi Ermes (2015);

4 – Ellis H 2007 –  Postoperative intra-abdominal adhesions: a personal view;

5 –  Keith A. Buzzell, Irvin Korr, Lee Hix Elliott – Fondamenti fisiologici della medicina osteopatica – Futura Publishing Society (2015);

6 – Bruno Bordoni, Emiliano Zanier – Skin, fascias, and scars: symptoms and systemic connections (2013)